Ricordi di un "piaruolo" devoto

2 giugno 2018

La felice idea che il Comitato festeggiamenti ha avuto di riproporre la processione dei Santi Patroni via mare, con sbarco nello storico Rione "Piaja", ridesta in me tanti cari ricordi, e mi accorgo ormai che le mie primavere non sono poche...

Ma come in un sogno, ritorno indietro agli anni della mia fanciullezza, e rivedo in questo spazio onirico l'indimenticabile "Rasimino" Mancini, amico di famiglia, che in un giorno di un marzo allietato da giovane primavera, bussa alla porta di casa mia esclamando: "Ginetta, Sant'Erasmo!". Mamma lo accoglie cordialmente con un largo sorriso e, mentre gli porge l'offerta, in cambio ne riceve un santino con l'effige dei nostri amati Santi Erasmo e Marciano (le antiche statue argentee, ritratte in bianco e nero) ed un volantino con la bozza del Programma della Festa.

È maggio odoroso inoltrato, quando improvvisamente uscendo da scuola, vedo l'attacchino che pazientemente affigge un enorme e colorato manifesto con il programma della festa patronale, dove accanto ai nomi dei Patroni spiccano le rispettive immagini. Ancora oggi ne ho un'impressione vivida ed una memoria quasi precisa delle sue parti salienti. Ed eccoci ai giorni della festa: è la vigilia, caratterizzata dei solenni vespri officiati dal Capitolo Cattedrale, e preceduti dalla tradizionale offerta dei ceri e dei fiori ai Santi.

Che impressione osservare la ieratica figura di Mons. Luigi Maria Carli, avvolto nel sontuoso e antico piviale rosso (dono di Mons. Parisio), che suggestiona tutti, specialmente il Sindaco che, timoroso, quasi balbetta il suo indirizzo di saluto. Il sacro ufficio è tenuto dai Canonici, ma il Te Deum che ci accompagna durante la discesa al Succorpo per il tradizionale bacio della reliquia e la solenne benedizione finale, è intonato con voce stentorea dal nostro Arcivescovo. Si esce dalla Basilica edificati nello spirito, d'intorno è tutto un'allietarsi per la festa: luminarie, complessi musicali, giostre per bambini ed il gioioso piacere d'incontrarsi e ritrovarsi.

Il giorno seguente tutta la città è in festa, e noi siamo nuovamente in Cattedrale per il solenne pontificale, dove la "Schola Cantorum della Sorresca", preparata con finezza da Attilio D'Amante, offre magistrale saggio delle sue abilità eseguendo una delle composizioni di Perosi. Le voci di Schiappelli e Polito sono come soavi carezze per le nostre orecchie: magnifico, poi, il Dott. Scialdone nell'assolo del brano "Ecce altare Domini". Ma le emozioni più vibranti le suscita la processione pomeridiana: i simulacri escono trionfalmente dalla Basilica sulle note armoniose della banda e con l'ovazione unanime della folla devota. I Rimorchiatori Napoletani ormeggiati sulla banchina "Caboto", sono pronti a solcare le glauche acque col sacro corteo: il ritmo cadenzato delle loro macchine alternative è quasi un'eco dei nostri animi palpitanti, e già la salve dei primi colpi scuri, unitamente al suono delle sirene del naviglio, annuncia a noi piaruoli che la Processione si è avviata. Le argentee statue sono sul "Tarentum" che accoglie il clero, le confraternite e le autorità; le immancabili figure di Rasimino Mancini, Ciccillo Vagnati e Mario Ferrara impettiti nel loro gessato blu svettano sulla tolda. Il "Galluzzo" ospita invece la rinomata banda e la restante parte dei devoti. Ecco i rimorchiatori, ambi adorni del gran pavese che garrisce al placido soffio del ponentino, al traverso del pontile "Petroli" e la loro vista ci esorta ad accorrere al molo "Genepesca", nel mentre una petroliera ivi attraccata omaggia i Patroni con un triplice fischio. Il sole volge al tramonto, e i suoi raggi fanno baluginare ancor più la statua di S. Marciano, appena restaurata. Tra i clamori e gli applausi dei presenti, il suono delle sirene saluta lo sbarco delle sacre effigi che vengono poste su di un camion vezzosamente addobbato. La mia parrocchia, San Carlo Borromeo, accoglie degnamente il corteo: le campane suonano a distesa, mentre il Parroco, noi ragazzi ed i fedeli ci accingiamo a seguire la processione. Bella e significativa è la benedizione al Rione "Piaja" e subito dopo alla città, in Piazza Municipio.

L'ingresso degli antichi simulacri in Piazza Traniello, gremita in ogni dove, è di un incanto singolare: mentre la banda intona la celebre marcia sinfonica "Anima Festosa", il cielo crepuscolare si illumina dei bagliori e dei colpi travolgenti dello spettacolo pirotecnico. L'emozione si trafigura in sana ebbrezza collettiva ed il volto dei più anziani è segnato dalla commozione, un rito antico quello dei fuochi artificiali, che provoca stupore, fervore, e che a tratti evoca culti ancestrali e pagani che esulano dal cristianesimo, ma allo stesso tempo suscitano riverenza per una storia antica che non può e non deve essere dimenticata. Si rientra in Basilica e, dopo l'ennesima Benedizione di rito, si scende al Succorpo per venerare ancora le sacre spoglie dei Santi Patroni e dei Compatroni (S. Montano, S. Casto, S. Secondino, S. Innocenzo, S. Eupuria e S. Albina) per poi degustare un saporito gelato mentre si ascolta la "part d' musica" (le più celebri arie operistiche).

Francesco Del Pozzone